Gaia

Gaia è un concept album formato da 17 tracce (14 brani e 3 skit, stacchetti recitati) che rappresenta la storia del mondo inteso come universo, come pianeta Terra, ma soprattutto come umanità.

Ogni brano rappresenta, allegoricamente, un periodo storico, così come l’umanità è rappresentata allegoricamente dalla storia di una donna, Gaia, che vediamo comparire nei tre skit in tre periodi diversi della sua vita (infanzia, età adulta e vecchiaia) e parlare con un serpente, metafora della circolarità del tempo.

Il genere predominante è il rock, accompagnato da varie sperimentazioni che vanno dal moderno rap al progressive anni ’70.

Tracce e testi

Settimo giorno
Brano strumentale che rappresenta il big bang, la creazione dell’universo e della Terra.

Crediti

Allegra Grassi – voce
Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere
Andrea Battiloro – batteria
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso
Andrea Barbieri – violino
Fabio Colonnello – didgeridoo

Gioco di luci (feat. Proxima Parada)
Racconta, come se fosse un genitore che parla a un figlio appena nato, la nascita dell’uomo, inteso come essere senziente.

Testo

Muovi tranquilla i tuoi passi, i primi
Pare che tutto fosse qui per te
Muovi sicura il tuo corpo attraverso spazi che la tua mente ha già fatto suoi
Dove si posa il tuo sguardo lasci piccole bandierine che poi levare non sai
Gaia
Non senti l’intreccio del cielo al tuo sangue della vita di verde e di bestie che mangi e ti cresce
Forse hai inventato un confine che non esiste mai
Dentro fuori e poi tutto il fuori presto mio
Chi non sa scorrere con domina su allora domina, su!
Ci si sente soli? Si, superiori soli
Controlla manipola falla da padroni
Non ringraziare mai dei doni
È tutto tuo, contenta? Adesso non hai niente
La tua luce si è fatta accecante
E al buio non vedrai

È proprio vero che quando cresci il tempo passa
Ma nel tuo caso sei già un’adulta nell’infanzia
Prima della classe la tua polvere gli fai mangiare
Ma gli altri bimbi solo questo vanno a contemplare
Gusto, olfatto, tatto, vista, udito e il loro accordo
Non sei come loro, tu di senso ne hai anche un altro
Ti hanno liberata dalla grotta, sai la verità
Gli altri prigionieri non vedranno la complessità
Ma stai attenta perché
La luce cela altre ombre

Vagando per vie molto oscure ed occulte che niente e nessuno vedrà
L’unica fiamma che vedi ce l’hai tra le mani ma si spegnerà
Riesci a sentire il calore che fa, ma non sai quando Dio soffierà
Sei solo tu a trasportare il tuo cero, spingiti e abbraccia l’oscurità

Quello che sai è meno che niente
Cenere eri, cenere ritornerai
La vita è come ghiaccio e tu pattinerai
Ricorda che se cadi non succede niente
Ti convinci che un confine esista se è nelle cartine
Che l’inquinamento per la Terra voglia dire “fine”
Le stelle, i pianeti e i satelliti
Nebulose, comete, asteroidi
Una ad una le luci si spengono o scoppiano
E non vi saranno superstiti

Vagando per vie molto oscure ed occulte che niente e nessuno vedrà
L’unica fiamma che vedi ce l’hai tra le mani ma si spegnerà
Riesci a sentire il calore che fa, ma non sai quando Dio soffierà
Sei solo tu a trasportare il tuo cero, spingiti e abbraccia l’oscurità

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro e Luca Bernardini

Allegra Grassi – voce principale
Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso

Featuring Proxima Parada:
Luca Bernardini – voce
Daniele Ramisti – chitarra

Opium des Volkes (skit)

Interpreti

Gaia – Greta Bracco Filistrucchi
Padre di Gaia – Luca Bernardini

Passaparabola
È un brano che racconta di come, negli anni, la parola originale di Cristo sia stata strumentalizzata dalla chiesa. L’allegoria è data dal racconto di una storia di un gruppo di amici che gioca al telefono senza fili e, al termine del gioco, litigano perché il significato della parola originale è stato stravolto.

Testo

Regno dei cieli
Seme tu nascesti
Tu delle tue genti
Il più modesto eri
Ma una volta sorto
Grande divenisti
Tanto da ospitare
Augelli tra i tuoi rami

La sera è lunga ma ogni piatto è già vuotato
Fuori c’è il diluvio, fa già buio, il silenzio è già calato
Non ci si guarda e stiamo fissi al cellulare
Propongo un gioco che i minuti fa volare, non travisare
Cominciamo
Ricorda che l’unico Dio ad esistere sei te
C’è un unico Dio che ti ama e pensa sempre a te
Abbi fede in Dio e desisti dal credere in te
Non puoi venerare un altro Dio, all’infuori di me

Passa-passa-passaparabola

Dove sta la verità
Cercala nell’aldilà
Se la croce è in plexiglass
Non guardarla e predica

Passa-passa-passaparabola

Siam tutti fratelli, siamo tutti uguali agli altri
Siam tutti fratelli, non mischiamoci con gli altri
Siam tutti fratelli, ma l’inferno aspetta gli altri
Siam tutti fratelli, ma c’è chi lo è men di altri

Quanti frutti mi dà
Questo passaparabola

Dove sta la verità
Cercala nell’aldilà
Se la croce è in plexiglass
Non guardarla e predica

Dove sta la verità
Cercala nell’aldilà
E chi Dio dominerà
La sua strada perderà

Anche se stai sorseggiando l’aceto
Convincersi di bere acqua è già meglio
Anche se lei se la fa con un altro
Io ci credo ancora (credo ancora)
Io non voglio stare solo
Credo ancora a quella storia
(io ci credo ancora)

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro

Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Allegra Grassi – voce e cori
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso

Rivoluzione sanitaria
È un brano che critica il pensiero no-vax e negazionismo sul covid-19. Qua l’allegoria con la storia dell’uomo sta nel collegamento con l’epidemia di peste del 1348 e con le varie citazioni al Decameron di Boccaccio presenti nel testo.

Testo

Senti nell’aria in nottata
la bestia è arrivata
minaccia dall’est

Come, perché, ma cos’è?

Quando cominci a tossire
Fa’ presto a sparire
Lontano da me

Ma il senno dov’è?

Siamo costretti per dieci giornate
A restare incasati a sparare cazzate
Col medico in casa, ma quante menate!
Gli occhiali col becco da corvo imperiale

Smettila di recitare!

Rinchiusi da mesi, c’avranno mentito?
Decreti e sanzioni, pagliacci in partito
Decessi e statistiche, tutto inventato
Io credo di più a Cepparello da Prato

Non vi credo!

Se ci opprimi, te ne pentirai
Non abbiamo scelta, e non l’avremo mai
Lui ti guarda, sa quello che fai
Siamo entrati in guerra, ed il male siete voi

Grida l’Italia: “in giornata
la cura è arrivata,
ci è giunta testé”

Dentro cosa c’è?

Dubito possa servire
Ma prova a capire
L’ho scritto per te

Ma in che lingua è?

Prodotto in sei mesi, vi sembra normale?
C’è un chip dentro te, per poterti spiare
Non sono più un uomo ma sono una cavia
Non c’è libertà in dittatura sanitaria

Se scelgo per me allora sono un untore
Tu annusa le erbe, ripudia il fetore
se parlo ho ragione, si fotta il dottore
Le gru hanno una zampa, ma a voi

Manca il cuore!

Se ci opprimi, te ne pentirai
Non abbiamo scelta, e non l’avremo mai
Lui ti guarda, sa quello che fai
Siamo entrati in guerra, ed il male siete voi

E quindi hai deciso
Stare su Facebook è il tuo passatempo preferito
Così ti sei ucciso
Hai pagato con la vita la tua dose di vaccino

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro

Allegra Grassi – voce principale
Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso

Spray Cortés
Questo brano riproduce la pubblicità di un fittizio spray anti-insetti, chiamato col nome del conquistadores spagnolo Hernan Cortés. Così come gli insetti vengono sterminati dallo spray, gli indiani d’America venivano uccisi nel 1500.

Testo

Apro gli occhi
Estasiato guardo
Le tracce di ogni nostro passo
Libere da ogni sbaglio
Grande motivo d’orgoglio

Cado dal mio mondo
L’orologio dice che sto spaccando il secondo

Quello lo lascio per dopo
Ho l’alito a posto, il profumo è di troppo
Devo sforzarmi a non fare ritardo
Però un padre nostro mi salverà il giorno

Spero non mi rompa quel bastardo del mio capo
Forse non si rende conto che c’hanno scambiato il posto
Il problema è la sua razza, lo so io non è all’altezza
La sua sudditanza è scritta nella provenienza

Mi accingo ad uscire ma cosa succede?
Formiche e zanzare risalgono il piede
Mosche che invadono il vaso del miele
Viscidi bruchi su tutte le mele

Se solo trovassero una soluzione
Che possa sopprimere questa questione
Mi trasformerei nel cliente migliore
Per spazzare via tutto ciò che si muove

Spray Cortés
Trovali, distruggili, calpestali
Nuova formula

Spray Cortés
Stermina gli insetti
Niente ronzerà

Chi l’ammazzerà?
Cloroderivati in forma liquida

Chi l’asfissierà?
La potenza della nostra chimica

Ha un effetto magico
E un prezzo economico

E finalmente marcerò
Sulla terra che mi spetta, è casa mia

Che possa soffocare
Dalla loro capitale
Ogni religione
Ogni modo di pensare, fare

Non ci puoi paragonare
Come un uomo a un animale
Ma grazie a Dio nessuno
Li vedrà tornare

Spray Cortés
Diclorodifeniltricloroetano
Nuova formula

Spray Cortés
Stermina gli insetti
Porterà la pace

Spray Cortés
Cloroderivati in forma liquida

Spray Cortés
La potenza della nostra chimica

Spray Cortés
Spray Cortés
Spray Cortés
Spray Cortés
Per i tuoi terreni

No
Com’è possibile?
Che possa uccidere

Anche un uomo come me
Così impeccabile

Perdo la mia abitazione
Non c’è successo, è una retrocessione

Ora precedo le porte dell’Ade
Morto per conto dell’esimio, grande

Spray Cortés
Sfoltirà le masse
Non ne rimarranno tracce

Crolleranno case e creperanno
Tutti quanti come mosche

Spray Cortés
Aerosol mortale, conseguenza tumorale

Spray Cortés
Ti devasta, lui fa perdere la testa

Spray Cortés
Diisopropilfluorofosfato
Sarà tempesta

Spray Cortés
Ne hai bisogno, non pensare
Lo devi comprare

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro

Allegra Grassi – voce principale
Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso

Il processo
Racconta la storia reale di Giordano Bruno e del suo processo per eresia da parte della Chiesa.

Testo

Al secondo diciassette il rogo, nessuno abiura
la cifra del secolo stesso mi porta sfortuna
Io con la coscienza a posto ma la loro scienza resta indubbia
E passatista

Sporco, eretico, tu professi il mal!

Fiamme in abbondanza ma a bruciare solo le mie spoglie
Ciò che la sentenza va a ignorare è il peso delle mie parole
Le tue paure

Or dovrai bruciar
Sfolla la paura dell’infinità
La chiesa non ci ingannerà

Omnia immunda immundis
Omnia immunda immundis
Omnia immunda immundis
Omnia immunda omnia immundis

Già una volta il dito voi puntaste contro la mia testa
Fui un pellegrino in latitanza dalla penitenza
Come una palla avvelenata che accumula resilienza all’ingiustizia

Confinato in un solaio
Mocenigo vide in me un nemico

Dunque come una burrasca mi percossero le vostre accuse
Fui condannato ché esecravo i frati per le loro onte
Insincere

Solenni marceremo
Verso l’aldilà
Conformati e la morte non ti inghiottirà
Questa è la nostra eternità

Or mi ritrovo nel limpido strato
Che tanto tanto ho sentito narrato
Tanta è la gente creduta infedele
Il cui crimine è stato sapere

Da chi per la musica fu criticato
Ma da un italiano si vide plagiato
A chi nella vita un sol quadro ha venduto
Ma i semi dei suoi girasoli ha profuso

Ho visto presente, passato e futuro
Il dolor di sapere che nulla è cambiato
Ma eccomi, sveglio ed ancora legato
Che un crocifisso mi viene mostrato

Ma non lo guardo

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro

Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Allegra Grassi – voce e cori
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso
Andrea Barbieri – violino

Lo scaricabarile
È un brano che critica chi si giustifica di opinioni razziste dicendo di stare scherzando e tirando in ballo il fatto che il politicamente corretto opprima la società. L’analogia con la storia sta nel controverso periodo dell’illuminismo, nel quale si giustificava lo schiavismo nonostante le idee sull’importanza dell’uomo.

Testo

Spari cazzate sull’antirazzismo, ma toglitele dalla bocca
Quello è arrivato da un giorno, nemmen ti capisce, ma cosa gli importa
Ora mi metto a parlare, le masse agitate faranno sommossa
Amico immigrato, dai, calmo, non devi sprecare su me la tua forza

Dal campo chiamano per la raccolta

Ora zitti, lasciate che parlino i mostri
Ascoltate senza rabbia, o catene ai polsi
Tutto ciò che faccio è dirvi come la penso
Ma mentre parlo voi menate me lo spieghi il senso?

Certo, non è colpa mia

Quello che ho detto si che lo penso, ma tu lo chiami follia
È solo riguardo un sano distacco, chiamala pure fobia
Se ti solleva vengo a scusarmi ma è solo questione di etnia
Se abbassi la guardia per un secondo poi ci rimetti la vita

Chiamami pure Cortés

Cosa vuoi accusare?
Tu non riesci a ironizzare
La tua becera morale
Non ti aiuterà a capire che

Tutto quello che ho detto
Non è scorretto
Lo scherno
Non è il mio intento
Non cerco il dissenso
Perché è solamente uno scherzo
Calmo
Guardati intorno
Non sono certo il solo
Se sei oppresso
Dal flusso
E ti credono un mostro
La colpa è soltanto del mondo

Vi prego ditemi che sono nel giusto

Shhh
Stattene zitto, non ho finito, non mi chiamare né capo né amico
L’unica cosa che abbiamo in comune è il colore del nostro sorriso
Vedi di starmi lontano, altrimenti i tuoi denti, poi, saltano via pure quelli
Se devi parlare a qualcuno non farlo con Dio per rispetto ai credenti

Dimmi che è tutto un sogno

Ma la verità
Ride da dietro una maschera

Tutto quello che ho detto
Non è scorretto
Lo scherno
Non è il mio intento
Non cerco il dissenso
Perché è solamente uno scherzo
Calmo
Guardati intorno
Non sono certo il solo
Se sei oppresso
Dal flusso
E ti credono un mostro
La colpa è soltanto del mondo

È il politicamente corretto
Che governa questo scempio
Se trasgredisco è per cercare di restare in salvo
Mi avete costretto

Cristo, è finita,
Sono alla porta
Guanti, stivali e nera la tuta
Stanno bussando
No, non c’è scampo
Come nascondo quei 20 in un lampo?
Entrano, sbraitano: “Mani sul tavolo!”
Io resto attonito, senza un vocabolo
Tengo a cucire dei profughi sottopagati soltanto perché
C’è chi li porta da me

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro

Allegra Grassi – voce principale
Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso

Enten-Eller (skit)

Interpreti

Gaia – Rebecca Cinquina

Coke-Town
Il brano cita l’omonima città presente nel romanzo Hard Times di Charles Dickens e ne riprende il racconto, che critica l’utilitarismo presente agli inizi del 1800. Nel brano, al centro della città è presente un’industria (riferimento velato alla Coca Cola) che, oltre a sfruttare i dipendenti, non si cura dell’impatto ambientale che ha, per stare dietro ai profitti.

Testo

Mentre vipere di fumo, lingue nere come pece
Leccano la bocca delle sterminate ciminiere
E la fantasia decede
L’ultimo mattone si è truccato come Heath Ledger
Con il suo cappotto di colore nero manganese
Che in bevanda si ripete
Quella fabbrica è lo snodo
Di canali in eliotropo
Fetidi di colorante
Florida e dolce garante
Di queste persone tutte
Come burattini loro battono le strade
Vivono all’unisono come processionarie
Hanno un solo modo per continuare a mangiare
C’è solo una ragione se la scampano ogni mese
Ed è il culto della coca che fa spaventar le chiese

Tutto fuorché magica
Nulla che si salverà
Schiavi della società
Quel vaso, sai, viene da qua
Coke Town

Perciò di fatto questo è il fatto, niente affatto
Non è magica la mia città
Qua si vive per noi stessi
E mentre il mondo cade a pezzi
Beato chi si salverà
Tutto il giorno ai macchinari
Poi compriamo e siamo schiavi
Della nostra società
Tu che storci il naso
Lo sapevi che quel vaso
Di acqua e zucchero viene da qua?

Vago tra la gente
Nei loro sguardi vedo nient’altro che niente
Stare seduti è così facile
Ed in compenso ciò che regge i nostri culi non è fragile
Potremmo alzarci, correre e metterci a dieta
Però ci piace essere schiavi della moneta

Perciò di fatto questo è il fatto, niente affatto
Non è magica la mia città
Qua si vive per noi stessi
E mentre il mondo cade a pezzi
Beato chi si salverà
Tutto il giorno ai macchinari
Poi compriamo e siamo schiavi
Della nostra società
Tu che storci il naso
Lo sapevi che quel vaso
Di acqua e zucchero viene da qua?

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro

Allegra Grassi – voce principale
Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso
Andrea Barbieri – violino

La ballata del cantiere (feat. TrasHarmony)
Si tratta di un brano critica nei confronti di chi ripudia il moderno e guarda sempre il passato. Come un vecchio (interpretato da TrasHarmony) guarda i cantieri e ripudia il lavoro che gli operai compiono, i critici d’arte a fine 1800 ripudiavano le opere impressionistiche.

Testo

Mio caro passato è giunta la tua ora
Il cantiere del futuro già spopola
Nessun rancore per la mia botola
Ci hanno già messo una pietra sopra
Ma quale Belle Epoque? Io vedo ben poco
Ho la pelle d’oca se getto nel fuoco
Il bello che già sono stato
Non farò un falò nemmeno per gioco
Per quel che mi resta da vivere voglio capire se tirate su
Una reggia da viceré o un grosso escremento nel tempo di una scorreggia
ed auf wiedersehen
Ergo, cazziate a chi erge cazzate
Immergono trame nel catrame
Ergo, ballate con in mano la trave
Su questo passato già cadavere

Ruota la gamba
Ambedue le mani sull’arnese
Portalo in spalla
E poi datti da fare, dunque
Ruota la gamba
Ambedue le mani sull’arnese
Portalo in spalla
E poi datti da fare, giovane

Icche gl’è questi troiai
Ai miei tempi un tu berciai
C’è i truccati, c’è ogni cosa
Ce n’è troppe grasse in posa
Devi sceglie lei n’isseggio
Settuvvoi tornare indietro

Quest’arte del momento mi sa di artificiale
Abbiamo perso il senno e preso gusto col banale
Che fine hanno fatto i cesti di fruttame
Al loro posto schiave ne con belle puttane
Come la chiami tu una bozza ch’è venuta male
Non dirmi arte che sennò ti sfondo di mazzate

Ruota la gamba
Ambedue le mani ben coese
Dona alla Francia
Una torre gaia per chi viene
Ruota la gamba
Ambedue le mani ben coese
Dona alla Francia
Una torre gaia per chi viene

Ruota la gamba
Ambedue le mani sull’arnese
Ruota la gamba
Ambedue le mani sull’arnese
Ruota la gamba
Ambedue le mani ben coese
Dona alla Francia
Una torre gaia per chi viene

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro e Lorenzo Flora

Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Allegra Grassi – voce e cori
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso
Fabio Colonnello – didgeridoo

Featuring TrasHarmony:
Lorenzo Flora – voce

Amico mio
È un brano che parla di come, a volte, credere in qualcosa per molto tempo e con molte energie possa essere, in realtà, un errore: l’analogia è data con il racconto di Cher Ami, piccione che nel 1918, durante la prima guerra mondiale, portò una lettera che riuscì a salvare diversi soldati condannati a morte certa. Non mancano le critiche alla guerra, e la differenza con la storia originale sta nel fatto che, nel brano, il piccione non arriva a destinazione e si rende conto del suo errore in punto di morte.

Testo

Nato per viaggiare, non mi arrenderò
Non ho armi per lottare ma combatterò
Noi non ci capiamo ma vi aiuterò
Come un aeroplano il cielo solcherò
Anche se per questo forse morirò
Porterò il tuo testo finché mai potrò
Fissa il tuo messaggio, Ermes io sarò
Parto per un viaggio, a casa tornerò
Poi quel freddo mattino mi rese libero
E mi librai nel cielo infinito

Caro amico mio
Io non mi distraggo, viaggio
Se questo è un addio
Non sarà morte ma un vanto
Tu amico mio
Non venderti al tuo nemico
Se sei nell’oblio
Ricordati che non demordo
Caro amico mio
Io non mi distraggo, viaggio
Non venderti al tuo nemico
Io non ti abbandono, resto
Parto
Ciò che vedo tradisce l’occhio
Non è un gioco e non dovreste fare scacco matto
Il senno è perso
È troppo in alto
Non posso più trovarlo
Se vedi il nemico come fosse nulla
È perché tu già combatti per il nulla
Ora il tuo dovere è fare crudeltà
E chi non è crudele non ritornerà
Vivi ma per dare la tua vita a una bugia
Muori in mezzo a un campo senza un prete che ti unga
Questo mio pensiero è vero o semplice follia
No, questa è la mia missione e non me la porterai via

Caro amico mio
Io non mi distraggo, viaggio
Credo sia un addio
Sporco di sangue è il mio manto
Tu amico mio
Non venderti al tuo nemico
Questo sono io
Scomparirò con il vento
Caro amico mio
Io non mi distraggo, viaggio
Non venderti al tuo nemico
Io non ti abbandono, resto

Ormai la mia ora è giunta
E c’è quel pianto di morte
Niente vittoria, niente rimonta
Solo speranze assorte
M’uccidono, cado tra i spini
E portavo nel becco un messaggio
Ma non incontra i suoi fini
Cado come corpo morto cade
E non son degno neanche dell’ade
Mi ha cosi tormentato il pensiero
Il varco è qui?
Che tanto incentrato ero
Sul dolce finire di questo dì
Stagion lieta era cotesta
Adesso mi accorgo del mio errore
Credendo in te mi sono montato la testa
Come un bambino ho voluto sperare
Ma naufragar m’è amaro in questo mare

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro

Allegra Grassi – voce principale
Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso

Fascino
Brano apparentemente d’amore, affronta il tema della dipendenza affettiva e instaura un parallelismo con l’Italia nel periodo del fascismo. Così come una persona, per via delle proprie insicurezze e paure, si affida a qualcun altro che se ne approfitterà, il popolo italiano, negli anni ’20, si affidò a Mussolini.

Testo

Niente più inutili assilli
Né pianti o tormenti le notti
Solo te che mi guardi negli occhi
Infinita è la gioia che riesci a evocarmi
È solo di te che io posso fidarmi
Sei la quiete nella tempesta
La risposta a una domanda aperta
Acqua che salva da morte certa
Un eterno stato d’ebrezza
Sei tu la mia unica grande certezza
Le cose che abbiamo in comune sono 4850
Finalmente ci sei tu che parli con me
Che sai quello che provo e non lasci che pianga Riesci a dare un senso a ciò che faccio
E non mi fai sentire diverso
Non cerco niente se non il tuo affetto
E se mi inizio a dare rispetto è grazie a

Tu che dai colore alla mia vita
Il mio cuore si scioglie e scorre tra le tue dita
Che sia un danno o una bugia
Non andartene, tu non andartene via
E quando la luna cala sull’erba sarà rugiada
Anche se c’è buio, se ci sono niente ti accadrà Giacché rimani
La mia grande gioia nella vita
Colta come da un prato senza fare fatica
Senza una scusa che sia una
Sarò fiero, dono l’intero
Tu per me sei tutto e tutto il resto perde d’entità
Da quel giorno la mia vita non conosce impurità

Niente più inutili assilli
Sono piena di tutti i leziosi “mi manchi”
Son giunti alla fine quei dolci momenti
Non riesco a staccarti dai piedi
Sei come una zecca
Non devi parlarmi o dovrò calpestarti
Non serve più a nulla
L’amore che provi guardandomi in faccia
Perché la persona che sono non è più la stessa
Tu mi hai trasformato in un’altra ragazza
Ferma, sicura e di grande influenza

Ma se vieni da me
Io poi farò di te
Un contributo che
Si affezioni a me
E te lo lascio credere, credimi

Ho capito la tua prospettiva
Ora seggo sul trono sono nella tua vita
E non è certo colpa mia
Ché se mi hai messo quassù io non ci scendo più
Scelta è stata fatta, niente spazio per considerare
Le tue decisioni in corso d’opera non le cambiare Perché rimango
La tua grande e più sincera amica
Dunque ho scelto per te che marcerai senza tregua E ti ringrazio della spinta
Che mi dato mettendo dentro me la tua stima
E questo ti farà male, ma cosa mi può importare
Ciò che dico è legge ormai nessuno più mi fermerà

Come ho permesso che accada
Come ho lasciato che accada

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro

Allegra Grassi – voce principale
Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso

Dolce decollo da est
Il brano propone una versione artistica della storia del lancio della Sojuz 1, con al suo interno Vladimir Komarov, avvenuta il 23 aprile 1967. Nel brano, Vladimir, inizialmente fiero di poter morire per la Russia, una volta in volo apre una busta datagli da suo padre, nella quale vi è la poesia Dulce et decorum est di Owens. Tale poesia descrive, con un racconto realmente accaduto, come sia folle e terrificante morire per la patria.

Testo

Oggi si scrive la storia della madrepatria
Madre di ogni gara, resterà memoria
Della grande impresa che non vede resa
L’anima del koba colmerà di gioia
Questa è la giornata, vince l’efficacia
Gioco la mia vita e ne sarò pilota
23, 04, 1-9-6-7

Gas e combustibili sono assorbiti
Come sangue nei canini dai capitalisti
Lì che c’era campo adesso c’è la gente
Loro metton campo dove c’era gente
L’ombra che tu temi è invece la tua stessa
Carlo, i tuoi pensieri inclusero una svista
10, 9, 8, 7

E che mia moglie non pianga
Sulla mia salma
Dovrà esser gaia se sfilerà in piazza
Cara mia bella, non esserne affranta
Guardami in faccia e vedrai la Via Lattea
L’alto comando mi renderà grazia
L’alta emozione mi spreme la testa
Basta, ho deciso di aprire la busta
Dove mio padre cantava alla Ru-

Dentro un testo recita circa così

Figlio, ho dovuto vedere il vuoto che assale uno sguardo che muore
Se tu potessi sentire il fetore del sangue e il costante clamore
Come potresti tu dire la frase che dissi fuggendo da te
Che sia legittimo dire
Pro patria mori, Dulce et decorum est

Oggi scriverò la frase che fonda la fase
Della mia carriera da pecora nera
Cambierò le cose, tra le mani tese
E una camicia nera pur la mia bandiera
È la solita merda, un cancro della Terra
Che se ti carezza lo fa con violenza
L’agonia comincia 1-9-1-7

Ma cosa sta succedendo
Va tutto storto
Presto sarò in una palla di fuoco
Verso il mio pianto bagnando la busta
Tanto è il rimpianto ma non serve a nulla

Non serve a nulla
Non serve a nulla
Non serve a nulla
Non serve a nulla

Figlio, ho dovuto vedere il vuoto che assale uno sguardo che muore
Se tu potessi sentire il fetore del sangue e il costante clamore
Come potresti tu dire la frase che dissi fuggendo da te
Che sia legittimo dire
Adesso muori in un dolce decollo da est

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro

Allegra Grassi – voce principale
Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso

Übermensch (skit)

Interpreti

Gaia – Maria Antonia Pasquini

La fine del mondo
Ultima traccia cantata dell’album, descrive un lontano ed ipotetico futuro nel quale l’umanità non ha più la possibilità di cambiare il corso degli eventi ed è destinata ad una tragica fine, per via delle cattive scelte effettuate in passato. Ma piuttosto che continuare a dividersi ed odiarsi, le persone scelgono finalmente di vivere insieme il poco tempo rimanente e di ballare, consapevoli di starlo facendo per l’ultima volta nella loro vita.

Testo

È proprio vero
Se ti diverti il tempo passa
Non ci credevo
Ma ti ricordi gli anni trenta?
Oggi è il 28 giugno del 4060
Ma quest’ultima estate
Sarà anche la più calda
Eppure sarei pronto
Questa terra ad amarla
O forse avrei potuto
Ma ho voluto sfruttarla
Ma tanto qui sappiamo tutti come finirà
La razza umana è ormai spacciata
Scomparirà

No-more-pro-blems
Non hai più problemi quindi salta in pista e balla con noi

Senti il tempo lasciati andare
Segui il vento puoi volare
Canta e fa’ sentire il tuo cuore
Fa’ che sia la fine del mondo

Senza impegno prova a ballare
Non c’è modo di sbagliare
Questo è il meglio che puoi provare
Fa’ che sia la fine del mondo (oh-oh-oh)

E dove c’era il lager c’è un lago
Che negli anni si è prosciugato
Adesso ci hanno organizzato
Un party eccezionale (come on!)

Vista offuscata e caotica
Qua si sente solo la musica
In questa notte magica
Ogni stella abbaglia

Nessuno viene più giudicato
Ci scambiamo qualche segreto
Quello scheletro nell’armadio
Balla insieme a noi (vieni o no?!)

Via dal tempo
Non c’è fretta
Non mi sono
Mai sentito così vivo

Senti il tempo lasciati andare
Segui il vento puoi volare
Canta e fa’ sentire il tuo cuore
Fa’ che sia la fine del mondo

Senza impegno prova a ballare
Non c’è modo di sbagliare
Questo è il meglio che puoi provare
Fa’ che sia la fine del mondo (oh-oh-oh)

Crediti

Testo di Fabio Poggiali Berlinghieri, Andrea Battiloro

Allegra Grassi – voce principale
Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere e voce
Andrea Battiloro – batteria e voce
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso

Rivelazione
Traccia strumentale che rappresenta la fine dell’universo, secondo la teoria del Big Freeze.

Crediti

Fabio Poggiali Berlinghieri – tastiere
Andrea Battiloro – batteria
Alessandro Moggi – chitarra
Lapo Galluccio – basso
Andrea Barbieri – violino
Fabio Colonnello – didgeridoo e scacciapensieri